L’alienista è una serie TV originale Netflix che mi ha molto colpito. Il format lo conosciamo bene, un gruppo di personaggi deve investigare per trovare un pericoloso assassino. Lo stile, però, è assolutamente unico e originale. L’alienista è una figura che studia il comportamento umano e le sue perversioni, quindi i disturbi della mente. Per adesso L’alienista conta due stagioni e quindi due storie di killer disturbati e perversi. Analizziamo insieme le peculiarità di questa serie TV.
L’alienista – cosa la rende unica
Non una normale “ricerca del colpevole”. Ecco cosa rende speciale la serie TV che vede Daniel Bruhl, Luke Evans e Dakota Fanning alle prese con delle menti disturbate. Non si cerca solo l’assassino: il Dr. Kreizler fa di tutto per entrare nella mente dell’assassino per capire quale trauma lo ha portato a compiere determinati crimini. Grazie a questo lavoro psicologico, anche lo spettatore vive il disagio vissuto dai personaggi. Mi ha colpito molto come la serie spinga particolarmente sull’aspetto crudo della vita: la differenza tra i vari ceti sociali, il disagio di chi viene colpito, la superficialità di chi colpisce. E se la mente disturbata della prima stagione mi aveva lasciato un chiaro senso di angoscia, non so descrivere come mi sono sentito alla fine della seconda stagione. Ancora più cruda, ancora più vera e moderna.
Il salto dalla prima alla seconda stagione
Senza dubbio siamo davanti ad un piccolo capolavoro. Sapete che io difficilmente utilizzo questa parola, proprio per non vanificare il significato della stessa. L’alienista, però, è una bellissima eccezione. La seconda stagione non è solo un’evoluzione della prima, ma un completamento della stessa. Gli attori che sembravano un po’ spaesati nella stagione originale, in questa hanno palesato un cambio di rotta impossibile da ignorare. Se prima avevamo un double plot, una doppia trama, adesso abbiamo un intreccio. La storia di Lazlo e l’incontro con una sua collega, la vita privata di John e Sara, la lotta per l’emancipazione delle donne e la discriminazione razziale. Il tutto va a creare insieme ad una storia crudissima di vittime con meno di un anno di vita non più una storia, ma un puzzle. Non posso prevedere se L’alienista ti piacerà, ma se sei in cerca di stimoli ti posso assicurare che non basterà arrivare ai titoli di coda per completare questo puzzle.

Conclusioni
Credo di aver già parlato abbastanza, perciò farò una brevissima panoramica su quello che è stato per me L’alienista. Dal punto di vista affettivo è amore puro: la prima stagione de L’alienista mi ha spinto a scrivere il mio primo articolo. Avevo percepito il potenziale, ma non sapevo si sarebbe spinta così in là. Ho visto la seconda stagione in due giorni (alternando allo studio, altrimenti ne sarebbe bastato uno). Il suo aspetto crudo e violento – ma verosimile – l’hanno resa una bella serie TV. La sua capacità di evolvere e maturare, invece, l’hanno resa un piccolo capolavoro. Adesso si deve mantenere la calma. L’arrivo di una frettolosa terza stagione è il mio incubo più grande. Metto il voto solo perché voglio che rientri nella categoria “recensioni”, ma non pensare assolutamente che voglia ridurre tutto ad un banale numero.