Prendete una qualsiasi serie tv tipica americana, amalgamate con un po’ di effetti speciali piuttosto scarsi e aggiungete lupi mannari q.b. Signore e signori, ecco a voi la recensione di Bitten.
Scherzi a parte, in realtà Bitten non è così male: per far passare un po’ il tempo è davvero ottima. Ha una bella storia; un intrigo amoroso e, in un certo senso, politico. Dal punto di vista tecnico e dell’originalità è una “bischerata”. Analizziamo insieme la serie tv canadese disponibile su Netflix.
La trama
Tratto dall’omonimo romanzo della serie di libri Women of the Otherworld di Kelley Armstrong, Bitten racconta la storia di un branco di lupi mannari che vanta l’unico licantropo femmina: Elena Michaels. Elena è interpretata dalla bellissima Laura Vandervoort ( l’avete già vista nella serie tv Smallville ), che in questo caso si prende con forza un ruolo da protagonista. A capo del branco troviamo Jeremy Danvers, interpretato dal particolarissimo Greg Bryk. L’attore di origine canadese compare anche nella serie tv Frontiera ( anch’essa disponibile su Netflix ), altra serie dove ha ricoperto il ruolo del personaggio misterioso e ambiguo. Nonostante la sua lontananza apparente Jeremy è molto legato ad Elena e agli altri suoi “figli”.
La famiglia Danvers dovrà affrontare diversi nemici nel corso delle tre stagioni, ma il nemico più grande di tutti è la loro vera identità. Gli umani, infatti, devono essere tenuti all’oscuro della presenza dei licantropi; solo così è possibile mantenere l’equilibrio.
Bitten recensione: la computer grafica
Fra i vari punti di forza della serie canadese, sicuramente non figura la computer grafica. Specialmente per quanto riguarda le trasformazioni – che non mi sembre proprio un aspetto secondario – è davvero carente e fatta male. Una volta completata la trasformazione, in realtà, non rende poi così male. Qualche calo di fluidità della figura, ma niente di grave. La trasformazione invece è piuttosto grezza e ne è chiara dimostrazione la poca fantasia nelle inquadrature. Le stesse, infatti, vengono riproposte diverse volte nel corso delle tre stagioni e vengono a noia.
Se la cava meglio negli spezzoni un po’ più semplici, ma quando si tratta di rischiare e andare un po’ oltre ci si accorge subito della scarsa qualità – forse a causa del budget non proprio spaziale -.
Bitten recensione: curiosità e non solo
Bitten in italiano significa “morso”, quello che viene dato da Clay ad Elena e che cambierà per sempre la sua vita e quella del branco. Naturalmente, è impossibile capirne il significato prima di vedere tutta la serie, ma alla fine scoprirai il vero senso del titolo. La serie tv canadese è stata portata avanti fino alla terza stagione, quando lo staff ha deciso – grazie al cielo – di concludere questa serie da ragazzini appena entrati nella pubertà.

Complice dell’interruzione del programma è stato il feedback del pubblico. La critica – e non solo -, infatti, ha letteralmente demolito la serie tv definendola “la serie di cui non c’era bisogno”. In effetti come dar loro torto: stiamo parlando dell’ennesima storia di licantropi, l’ennesima serie che può appassionare solo ragazzini di una fascia d’età compresa tra i 10 e 16 anni. Peccato, comunque, perchè alcuni membri del cast, potenzialmente, non sono degli attori così grami come sembrano essere in Bitten.
Bitten: due motivi per guardarla e due per non farlo
Perchè sì:
1) Bitten è una serie che si guarda facilmente, non necessita di particolare attenzione nè di un occhio particolarmente allenato. Le poche sfumature che ha possono essere raggiunte anche dai meno esperti – soprattutto dai più piccoli -.
2) Dal punto di vista narrativo non è poi così male. Certo, in diverse occasioni è banale e scontata, ma riesce a regalare anche delle piccole chicche narrative – come la storia fra Clay ed Elena -.
Perchè no:
1) In diverse occasioni sembra una sottospecie di film “hard” ( fra 50 virgolette ), solo per attirare un pubblico più giovane.
2) Penoso dal punto di vista tecnico, sia di inquadratura, sia di sceneggiatura e computer grafica.
Bitten recensione: conclusioni
Dunque siamo alla conclusione della recensione. Dispiace non dare sempre voti superiori all’8, ma il cinema è anche questo. Del resto, nel momento in cui proponi un argomento visto, rivisto, ri ri ri ri rivisto e rivisto è un attimo cadere nel banale. Bitten ci cade a piè pari, ma conserva qualche piccolo aspetto positivo. Peccato per qualche attore, che comunque aldilà di questa serie ha fatto o sa fare molto di meglio. Peccato anche per il reparto tecnico, ma è da brividi – in senso negativo -. Offre una storia che regala qualche bella parentesi, sicuramente i libri sono più belli della serie tv!
Bitten: bocciata malamente.